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newsletter n. 047
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Ciao!
Nei primi giorni che son seguiti alla fine del lungo periodo delle feste appena passate ho sentito e visto intorno una certa depressione tipica del dopo-vacanza… e mi son chiesto ma allora cosa dà senso alla vita, l’essere in vacanza?
In realtà mi sembra che il senso della vita nasca spesso da una proiezione verso un futuro desiderato, che sia una vacanza, un incontro, un successo professionale, etc. Oppure nel momento in cui tutto ciò si concretizza: a quel punto almeno per un po' la vita è piena. La fregatura di tutto ciò è che magari ci vogliono mesi (o anni) prima di arrivare all’obiettivo e, una volta lì, la felicità dura un’ora o poco più… e poi siamo da capo a cercare un nuovo senso della vita.
Ma in fondo tutti questi e altri motivi sono solo dei pretesti per creare dentro di sé un certo stato, quello che conta è un campo energetico interiore, un contesto che dia valore al momento presente... come in una storia d'amore per esempio (lì sì che il senso della vita è forte...finché dura l'amore!).
Una delle proposte di Osho che si è concretizzata da sempre nelle sue comuni, da Pune all’Italia al resto del mondo, si chiama “lavoro come meditazione”. Il punto focale della proposta sta nell’avere ogni giorno un "cerchio chiuso". In altre parole tutto ciò che dà succo alla vita deve succedere oggi, la creatività e la vacanza, l’incontro con l’altro e la solitudine, l’eccitazione e il silenzio, l’amore e la meditazione, l’azione e il risposo… non c’è un domani, tutto deve avere un posto oggi. In questo cerchio chiuso il senso della vita è qui e ora; quindi sto attento a non farmi mancare niente oggi, non creo uno squilibrio che mi fa desiderare per un domani quello che mi è mancato, ho già avuto tutto!
Su questa strada già cambia la vita tantissimo il solo trovare tutti i giorni lo spazio per almeno un’ora di meditazione: diventa una vera vacanza dal solito tran tran, che ci fa ripartire freschi e nuovi.
Se vuoi un assaggio di come la meditazione ti cambi la giornata non perdere l’occasione dell’OshoFestival di Bellaria in arrivo il prossimo aprile: un'opportunità che non capita spesso, un'esperienza full immersion che ti dà la carica per continuare a meditare regolarmente.
E intanto per arricchire questa giornata… ecco qualche bel brano da leggere tratto dalla rivista Osho Times. Buona lettura - Akarmo
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È vivo o morto?
Non posso dirlo!
Strani dialoghi tra maestro e discepolo
Un prezioso testo di Osho
Domanda: Amato Osho, nel libro Diario di una monaca Zen, ho letto questa storia:
Un maestro e un suo discepolo erano stati invitati a un funerale. Il discepolo, indicando il cadavere, chiese: “È vivo o morto?”. Il maestro rispose: “Non posso dirlo”.
Il discepolo minacciò di colpire il maestro che disse: “Puoi picchiarmi quanto vuoi, ma non posso dire se è vivo o morto”. E allora il discepolo lo colpì.
La stessa sera il maestro comunicò agli altri quello che era successo e annunciò che il discepolo avrebbe dovuto andarsene, perché aveva colpito il maestro. Allora quel discepolo andò a raggiungere un altro maestro e raccontò la sua storia, sperando di sentirsi dire che il primo maestro era un mostro crudele e fuori di testa. Invece il secondo maestro esclamò: “Che maestro compassionevole avevi!” E così il discepolo iniziò a comprendere cosa fosse successo. Puoi commentare?
Osho: La domanda è di Gayan.
Conosco la storia, ma Gayan si è lasciata sfuggire un paio di cose importanti... senza di loro, la storia diventa molto ordinaria. Non so il giapponese, la storia è giapponese, ma conosco lo Zen...
>>>>>> continua la lettura
La luce...
e le lacrime
– PARTE SECONDA –
L’emozionante racconto di uno dei primi occidentali a un campo di meditazione organizzato da Osho nei primi anni ‘70
Da un articolo apparso su Osho Times
Quando Osho grida: “Ora esplodete nella seconda fase” comincio subito a piangere. Il mio corpo cade a terra, fra grandi singhiozzi che mi scuotono e lacrime che scorrono lungo le mie guance da sotto la benda. Stranamente, non ho alcuna identificazione con il pianto. Le lacrime sono totalmente scollegate da qualsiasi cosa: la respirazione di prima ha semplicemente provocato un diluvio. Ma mi sento così bene solo a piangere, è un’incredibile pulizia, mi sento così alleggerito.
Quando inizia la terza fase, ancora singhiozzando, mi tiro in piedi con difficoltà. “HU! HU! “gridiamo, con la sala che trema sotto i nostri piedi...
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