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newsletter n. 061

Ciao! 
L'altra sera, volendomi distrarre un po', ho fatto zapping tra le varie tv senza un'idea precisa di cosa volessi guardare. Alla fine mi sono sentito attratto da una cosa che non faccio mai: guardarmi un intero match di tennis in diretta. La finale femminile di Toronto. Queste due ragazze dall'aria normale che si sfidavano davanti a milioni di spettatori in tutto il mondo, determinate a vincere a ogni costo. Una sfida avvincente, sotto il gran sole di quel giorno, tra colpi geniali ed errori clamorosi.
A un certo punto mi hanno chiamato al telefono e mi sono allontanato dalla tv per un bel po'. E ho pensato: “ Va be' tanto potrò sapere dopo il risultato del match". E così è stato. Ma detto tra noi: a me che importa chi ha vinto? Infatti ho preso nota di chi era la vincitrice e bon, senza nessun coinvolgimento. Prima però, mentre guardavo gli scambi di colpi in diretta, mi ero davvero appassionato al match.
E così ho anche fatto la riflessione che ci sono un sacco di cose nella vita di cui, a ben guardare, non importa tanto il risultato. Certo, se ci si identifica a priori con una certa idea di come deve andare, importa eccome. Ma oggettivamente, alla prova dei fatti, spesso un risultato oppure un altro sono equivalenti, è solo una questione di essere aperti e cavalcare la tigre, cioè stare, senza divisioni interne, con quello che c'è.
La capacità di accettazione è parte degli insegnamenti del Tao, dello Zen, dei mistici di tutti i tempi; è il segreto non solo per una vita più felice, ma anche - quando si parla di meditazione - la chiave di base per ogni trasformazione reale di sé. In altre parole accettazione vuol dire "sono aperto al cambiamento". Non accettazione vuol dire "non mi smuovo dalle mie idee e di conseguenza neanche dal mio stato di essere".
Radicarsi nell'accettazione, nella non identificazione, nel "fluire col fiume" senza imporgli i nostri giudizi e pregiudizi, è lo spazio di fondo da trovare nel grande viaggio avventuroso della meditazione, prima fra tutte quella insegnata dal Buddha, la Vipassana, o dai Maestri Zen, lo Zazen, o da Osho, in tutte le sue tecniche. E ormai mancano pochi giorni al più deciso salto in questa dimensione: la Grande Vipassana dei 100 Buddha a Osho Miasto... Io ci andrò e non ne vedo l'ora!
Nel frattempo ecco in regalo, con questa newsletter quindicinale, altri interessanti articoli tratti dall'Osho Times di alcuni numeri passati. Buona lettura, Akarmo



Tratak e Shaktipat


Ai tempi della primissima Pune, quando non esisteva ancora un vero e proprio ashram, Osho consigliava ai suoi discepoli di sperimentare, a livello individuale, ritiri in silenzio e tecniche di meditazione insolite... ecco una vivace cronaca di quei giorni nei ricordi di Krishna Prem

 

Da un articolo apparso sull'Osho Times
 

1974 Lonavla e Pune - Davanti allo specchio
Senza mai chiudere gli occhi, siedo davanti allo specchio illuminato da una candela, il mio volto riflesso che ondeggia, mutevole, rivelando facce, parvenze. E d’un tratto lo specchio è vuoto! Il volto che stavo osservando è sparito. Sto fissando il vuoto! Tengo gli occhi aperti per pura forza di volontà. Il corpo comincia a tremare, il cuore mi batte all’impazzata, il sudore mi scende dalla fronte mescolandosi alle lacrime prodotte dai miei occhi doloranti. Ma in un angolo imprecisato dentro di me si risveglia un ricordo: Osho che descrive questa tecnica, il tratak, e parla dello specchio che alla fine diventa vuoto. Esorta, una volta arrivati a questo punto, a non distogliere lo sguardo, a perseverare. E dice che sarebbero affiorati volti appartenenti a vite passate.
E succede in un istante. Nello specchio riappare un volto. Non è il mio, eppure sono io
...


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Meditare a
Osho Miasto



Man mano che il tempo passava, il silenzio nella Maha Vipassana diventava sempre più tangibile, qualcosa che coinvolgeva tutto l’essere, la mente, la pancia... ed evidentemente anche il cuore!

 

Da un articolo apparso sull'Osho Times
 

La parola a Shunyo (la facilitatrice): una Vipassana con 100 persone non era mai successa neppure a Pune... e a Miasto nel 2013 erano per lo più italiani e tutti in silenzio! Incredibile!
Ed è stato emozionante vedere vecchi amici di trent’anni fa e così tante persone nuove meditare insieme.
Una cosa ha aiutato molto: un ritiro di Vipassana è qualcosa di molto strutturato e ha bisogno di essere organizzato bene, di un buon team... e qui a Miasto l’organizzazione è stata fantastica, così completa e precisa! Hanno pensato a tutto....


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