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osho times l'arte della meditazione
NEWSLETTER n.076  DELLA RIVISTA MENSILE CARTACEA E DIGITALE DEDICATA ALLA VISIONE DI OSHO

Ciao!
Stavo rileggendo alcuni brani di Osho che parlano dell’aura, il campo energetico che circonda il corpo di ogni essere vivente. Ne abbiamo parlato in tanti articoli del passato su Osho Times. Ci sono varie scienze esoteriche che studiano l’aura o meglio le differenti aure che circondano persone diverse, perché l'aura cambia a seconda del punto del proprio cammino in cui le persone si trovano. E ho ritrovato un branetto di Osho che dice che normalmente intorno a una persona l’aura arriva fino a una decina di centimetri dal corpo, mentre intorno a un illuminato raggiunge ben... 40 chilometri! Wow che campo enorme! Tra l’altro il campo d’energia è tangibile, tanto che in passato i Giainisti sono pure riusciti a misurarne l’estensione.
Osho dice anche che se stai in questo campo d’energia la tua vita non sarà più la stessa, in un modo o nell’altro ne sarai influenzato. Chi più chi meno a seconda della tua apertura a questa energia, e comunque "in quella atmosfera sarai sempre in festa," dice nel The Book of Secrets.


Sto citando Osho perché dice anche una cosa che tra un po’ ci toccherà da vicino. Dice che cose simili, che accadono nel campo energetico intorno a un buddha, succedono anche nel campo energetico prodotto da tanti meditatori insieme. Ma devono essere almeno in 500. “Cinquecento meditatori insieme avranno un raggio di energia di otto chilometri. Potrebbero avere anche un raggio di quaranta chilometri, ma per questo ci vuole la presenza di almeno un illuminato,” dice in From Death to Deathlessness.
Sono rare le occasioni dove ci son così tante persone a meditare insieme... Per fortuna ci son vari festival di Osho nel mondo che raggiungono questa cifra. A Bellaria per esempio si sfiorano le mille persone a ogni edizione...

In attesa di vederci lì a meditare e celebrare insieme tra pochissimi giorni, eccoti altri due articoli tratti dalla rivista Osho Times – buona lettura Akarmo



L’arte
dell’ascolto

Una via naturale verso la meditazione
Leela Waduda risponde a una semplice
domanda sul­l’ascolto, rivelandone risvolti
molto pratici e utili a vecchi e nuovi meditatori 

 

Da un articolo apparso sull'Osho Times
Leela Waduda sarà all'OshoFestival di Bellaria 2016

 

DOMANDA: Leela, vorrei che mi parlassi dell’ascolto, e in particolare dell’ascolto di Osho, come via verso la meditazione…
 

LEELA WADUDA: Certo, però prima vorrei fare una premessa sull’uso dei 5 sensi nella meditazione, per contestualizzare al meglio l’argomento.

Tutti noi abbiamo 5 sensi: vista, udito, tatto (che noi, cioè io, Alvina e Prasad, preferiamo chiamare “sentire”), gusto e olfatto, ma quelli più usati nelle tecniche di meditazione sono i primi 3. 

Osho, soprattutto nel Vigyan Bhairav Tantra, ma anche in molte altre serie di discorsi – The Hidden Harmony, The Book of Wisdom e The Secret of Secrets – dà molte tecniche di meditazione appartenenti a diverse tradizioni e gran parte di esse impiegano l’ascolto, il sentire o la vista; talvolta sono anche combinazioni di 2 sensi, o di tutti e 3 i sensi insieme. 

La ragione per cui queste 3 modalità – vedere, sentire, ascoltare – sono usate come base per le tecniche di meditazione è che rappresentano ciò che ci è più direttamente accessibile, ciò che ognuno è in grado di riconoscere e di notare. Tutti possiamo accorgerci di vedere, di ascoltare, di sentire.

Sentire è il senso più fondamentale, perché è anche il punto di partenza. Credo che sia anche il primo – o probabilmente il più importante – dei sensi nel bambino appena nato. E la gran parte delle esperienze più importanti della vita diventa accessibile attraverso il sentire. L’amore, per esempio: si deve sentire per poter amare. Si deve sentire per provare compassione. Si deve sentire per provare gratitudine. Nel corso di tutti gli anni passati con Osho c’è stata un’enfasi enorme sull’aprirsi al sentire. Abbiamo tutti impiegato un’enorme quantità di impegno nel lavoro sulle emozioni e sul sentire, proprio perché è così primario e importante.

Per quanto riguarda il vedere, può essere rivolto sia all’esterno che all’interno. Parecchie tecniche richiedono inizialmente di tenere gli occhi aperti e guardare all’esterno. Ma molto spesso usiamo la vista di qualcosa all’esterno per vedere quello che c’è dentro di noi. E a quel punto di solito vediamo la nostra energia, la luce all’interno, o metafore che rappresentano delle qualità interiori.

Il senso visivo permette a una persona di avere anche un’enorme chiarezza che non è sempre sotto forma di immagine come ciò che vediamo all’esterno; a volte si tratta semplicemente di vedere l’essenza, la luce che sta dentro la forma, la connessione. Mi succede spesso: capita che dopo un po’ che lavoro con un gruppo di persone, anziché vedere ciascuno come individuo separato, con un corpo, un punto di vista, dei desideri, dei bisogni, arrivo a vedere solo un’interconnessione di tutti noi che ha un po’ l’aspetto di una rete di stelle, in cui ogni individuo risplende con la propria luce, ma in connessione con gli altri. Quindi succede che a volte il senso visivo non è tanto inteso in senso esterno, ma può essere più una visione interiore. E credo che subisca delle evoluzioni in ciascun individuo nel corso del tempo e con la pratica. Lo stesso vale per l’udito: via via che il senso uditivo diventa più sensibile, la persona riesce a recepire attraverso l’udito anche ciò che non è detto, ciò che rimane “tra le righe”: in altre parole è in grado di comprendere il significato di qualcosa non necessariamente mediante il suono stesso, ma grazie a una sensibilità interiore del canale uditivo. 

Quindi man mano che una persona scende sempre più in profondità nella meditazione, l’esperienza dei sensi non è più tanto materiale....


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Oddio,
sono immatura!


Osho risponde
alla domanda di una discepola:
“Goditi questi giorni stupidi”...


Un prezioso testo di Osho apparso su Osho Times


DOMANDA :  Osho, che cosa ci guadagno a buttarmi giù e a dire che non merito niente, che non sono come gli altri, che sono immatura eccetera eccetera?

 

OSHO: Queste sono le vie dell’ego. Vie molto astute e subdole dell’ego. Vorresti essere perfetta, è l’ego che lo vuole. E la conseguenza è che qualsiasi cosa tu sia, ti sentirai sempre non all’altezza, al di sotto. Sei tu che hai definito lo standard, uno standard altissimo: vuoi essere sulla vetta, quindi questa è una conseguenza. Cominci a sentire che non sei abbastanza matura, perché hai un alto ideale di maturità che non riesci ad adempiere. E non ce la farai mai, nessuno è mai stato così maturo… E quindi stai male.

Ed è questo che ci guadagni: il tuo investimento è che hai un ego molto subdolo che si sente bene quando sente “non sono matura”. È un modo molto contorto. Normalmente la persona egoica dichiara: “Sono perfetto”. È molto diretto, grossolano, non è molto raffinato… Anche tu dichiari lo stesso, dichiari: “Voglio essere la donna perfetta, è nel mio potenziale, lo diventerò, ma adesso non sono così, quindi devo soffrire, soffrire tantissimo, in modo da diventare perfetta”... 


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