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osho times l'arte della meditazione
NEWSLETTER n.085  DELLA RIVISTA MENSILE CARTACEA E DIGITALE DEDICATA ALLA VISIONE DI OSHO

Ciao!
Rieccoci qui, per molti al rientro dalle vacanze, per altri magari all’inizio. Io non posso dire di aver fatto vacanza, però sono stato a Pune per un mese, immerso nella potente dimensione di “lavoro come meditazione” e son rientrato in Italia da qualche giorno. Sul volo di ritorno, sorvolando la Pianura Padana e l’interland milanese, notavo la poca differenza da ciò che si vedeva partendo poche ore prima da Dheli: agglomerati urbani in mezzo a tanto verde. A un certo punto, oramai a pochi chilometri da Malpensa, l’hostess ha preso il microfono e ha detto: “Abbiamo iniziato la discesa su Malpensa, rimanete seduti ai vostri posti e controllate dov’è l’uscita di emergenza più vicina a voi...”. Non sapevo se ridere o preoccuparmi: "Stiamo per atterrare e l'hostess ci annuncia un possibile disastro!".

Quell’hostess doveva essere del tipo “Aspettiamoci il meglio, ma prepariamoci al peggio”. Che in fondo è un approccio molto pratico alla realtà e ti può evitare inutili dolori pur rimanendo aperto alla gioia. E così resti preparato a entrambe le opzioni di quel particolare evento in arrivo. E quando arriva, sei ben allerta (anche se probabilmente molto teso). 

E in un certo senso l'hostess mi ha regalato un lungo momento di intensa presenza! Ma da un altro punto di vista, in quei 5 minuti prima dell'atterraggio, in cui mi sforzavo di essere aperto a entrambe le opzioni, ero tutto proiettato nel futuro, in altre parole perso nella mente... 

Certo che se la hostess ci avesse detto: “Stiamo per atterrare, in questo istante siete seduti sulla vostra poltroncina, tranquilli e rilassati, sentite il corpo riposare ben sorretto, sentite il vostro respiro che fluisce spontaneo e leggero, osservate i pensieri che vi passano davanti, le sensazioni di questo momento...” mi avrebbe aiutato a "prepararmi" in un modo totalmente diverso, non dalla prospettiva della mente, ma di quella del presente e della presenza, ma che dire? Non è che il mondo sia lì per sostenerci nella meditazione, anzi, spesso pare proprio il contrario! Quindi sta a noi prendercene la responsabilità! 

E quindi per "ripassare" come si fa a non perdermi il presente – che poi vuol dire non perdermi la vita! – in modo da essere poi pronto agli atterraggi di emergenza, è in arrivo il prossimo grande evento di meditazione Liberi di Essere con Shunyo, Siddho e Marco. Un prezioso appuntamento autunnale nel cuore di Milano che di certo non mi perderò!

In attesa di vederci lì ecco anche oggi due estratti di articoli tratti dalla rivista mensile (che puoi ricevere a casa tua in abbonamento) Osho Times.

E mi raccomando, è ancora valido l'invito a collaborare alla nuova rubrica della rivista, "Racconta la tua storia". Se sei interessato rispondi a questa email o scrivi a marga@oshoba.it.

Buona lettura - Akarmo



Nella tempesta

Racconti di Lahurbhai un anziano discepolo indiano che ha lavorato a stretto contatto con Osho sin dagli anni ‘60, da un’intervista di Sadhana pubblicata in hindi e tradotta direttamente in italiano per i lettori di Osho Times...

Da un articolo apparso sull'Osho Times


Sadhana: Pochissime persone riuscivano a stare vicino a Osho per un lungo periodo all’inizio del suo tempestoso lavoro. La maggior parte rimanevano un po’ e poi se ne andavano, così come erano venute. 
E poi magari ritornavano. Osho stesso aveva detto: “Nessuno può stare vicino a me per più di 6 mesi”.
Ma alcune persone – quelle che si sono lasciate andare, che sono riuscite a scorrere come l’acqua su una superficie liscia, senza trovare ostacoli – sono rimaste più a lungo. Una di loro si chiama Lahurbhai. Il suo nome da sannyasin, che pochissimi conoscono, è Chaitanya Sagar, Oceano di Consapevolezza, ma Osho lo chiamava Lahur. E certamente il suo amore per Osho è profondo come l’oceano. Per questo amore ha svolto compiti sempre molto difficili, e ha attraversato il fuoco senza diventare cenere. Ancora oggi Lahur, quando parla di Osho, non può fare a meno di piangere...


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Il dono dei Sufi - 5

Continua su Osho Times una piccola antologia di storie Sufi – patrimonio di valore inestimabile di questa tradizione meditativa – raccontate da Osho

Un brano di Osho apparso sull'Osho Times


A Uwais Al-quarni fu offerto del denaro.
Lui disse: “Non mi serve, perché ho già una moneta”.
L’altro disse: “Quanto ti durerà? Non vale niente”.
Uwais rispose: “Garantiscimi che vivrò più a lungo di quanto mi durerà questa somma e accetterò il tuo dono”.
I soldi sono il simbolo del futuro. Perché si accumula denaro? Per il futuro. Il denaro è futuro, futuro nascosto. Per questo le persone che non vivono nel presente si aggrappano sempre al denaro. Possono permettersi di perdere l’amore, ma non di perdere soldi, perché l’amore non è una promessa per il futuro...


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Questa settimana ti segnaliamo:

>>> Non perderti il nuovissimo Osho Times di SETTEMBRE GUARDA CHE BELLO

>>> Leggi cosa ha detto Osho della sua rivista... l'Osho Times

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