osho times l'arte della meditazione
NEWSLETTER n.135  DELLA RIVISTA MENSILE CARTACEA E DIGITALE DEDICATA ALLA VISIONE DI OSHO

Ciao!
Ho visto in tv un pezzetto di un film di fantascienza del tipo catastrofico, con fine dell’attuale società e vicissitudini varie dei sopravvissuti. E di nuovo, come in tanti altri film del genere, tolto il tappo del controllo comportamentale – scomparendo istituzioni come polizia ed esercito – la società precipitava nell’anarchia assoluta, corsa al fucile e poi tutti pieni di rabbia si dedicavano a razzie, rapine, omicidi, stupri, ecc...
Ho cambiato canale... ma poi mi sono chiesto “possibile che tolto il controllo non ci siano alternative se non la catarsi collettiva?”.
Magari è proprio così che andrebbe... chi lo sa? Forse come collettività, la sopravvivenza e la paura dell’altro potrebbero farci dei brutti scherzi...

Ma individualmente parlando, se uno fosse assolutamente libero da controlli cosa farebbe? Se sparissero tutti i controlli sociali e tu ti lasciassi andare a briglia scolta, senza il tappo dell’autocontrollo, cosa verrebbe fuori?
Mi sono ricordato che un esperimento in tal senso, Osho l’ha fatto!

Negli anni ’70 a Pune, intorno a Osho, il messaggio principale che animava il tutto era, “lasciati andare, togli il giudizio su te stesso, accettati per quello che sei, fluisci spontaneo al 100%, non interferire col flusso naturale della tua energia, sii vero e sincero...”.
La cosa a qualcuno veniva più facile, per altri era quasi impossibile per via dei 20, 30, 40 anni di convenzioni, moralismi, regole... in altre parole, il condizionamento.

Quando arrivavi da Osho e stavi un po’ di tempo, una delle cose, che lui ti chiedeva al darshan, era se volevi fare dei gruppi di terapia e lui stesso li sceglieva per te. A me in 3 diverse ondate ne ha dati una dozzina, finendo con 10 giorni di Vipassana: alla fine della terapia puoi godere del silenzio e del grande spazio interiore riconquistato!
Alcuni dei primi gruppi che mi aveva dato erano senza struttura. Si basavano al 100% sull’essere lì spontanei. E ho visto cosa bloccava, sia in me che negli altri, la spontaneità: se togli il tappo, oltre alle cose belle e inaspettate, esce l’inconscio che per anni è stato solo represso. Escono rabbia, gelosia, violenza... mostri – questo è il giudizio che gli diamo – che tu non vorresti mai esprimere: meglio tenerci su un tappo.

Nel gruppo quando la situazione si acquietava, il terapista diceva semplicemente “ora, nei prossimi 5 minuti, siate totalmente liberi dai giudizi e fate quello che desiderate fare ma avete paura a farlo”... mamma mia cosa veniva fuori... di tutto!
Passati i 5 minuti, il terapista poi aiutava ciascuno ad esplorare in profondità la cosa che gli era uscita. E lì la magia!
Scoprivi, per esempio, che odiavi da morire un tipo lì davanti a te solo perché ti ricordava misteriosamente qualcosa del tuo passato... ma non era lui il problema. E non lo eri nemmeno tu! Questa era la magia più importante. 
Potevi tornare ad accettarti per quello che eri. Perché eri solo un bambino piccolo che aveva subito delle violenze (magari fatte con amore, ma tant’è). Non potevi più giudicarti sporco perché avevi certe pulsioni, era solo una reazione al tuo passato. E alla fine del percorso di esplorazione e trasformazione inevitabilmente grandi lacrime di gioia e d’amore verso te stesso e verso chi senza volerlo ti aveva ferito... anche lui o lei inconsapevole di quello che aveva fatto.

Finito il gruppo tornavi a vivere una vita “normale” nell’ashram, ma rimaneva chiara per tutti la via da continuare ad esplorare: fluire con spontaneità per trovare il tuo volto originario. E tutti intorno ti facevano da specchio tenendo alta l’allerta su come stavi o non stavi fluendo con spontaneità. Era come una comunità terapeutica anche fuori dai gruppi. Con tanta amorevolezza, amicizia, ma anche senza peli sulla lingua...

E poi andavi da Osho al darshan e potevi fargli delle domande sulla tua crescita, sugli ostacoli che incontravi...
Ricordo a questo riguardo qualcuno che diceva a Osho che non sapeva come affrontare le proprie emozioni come l’odio, la rabbia, le gelosie... Io ero seduto nel pubblico lì vicino e la risposta di Osho a quella persona mi ha accompagnato per tanti anni, fino ad oggi.
Gli diceva: “Se puoi scegliere fra la repressione e l’espressione, scegli l’espressione.
Se puoi scegliere fra l’espressione e l’essere testimone, scegli l’essere testimone.”


Questa semplice frase mi ha dipinto l’intero percorso: c’è una prima fase in cui impari a non reprimere. Poi si passa dalla terapia alla meditazione: impari che oltre a non reprimere puoi anche non esprimere, ma semplicemente osservare.

In realtà la vita rimane un continuo esperimento, un gioco tra i due: un po’ esprimi, un po’ osservi... e vedi cosa succede.
L’interessante è scoprire che esprimi cose diverse in situazioni diverse. Siamo un po’ anche canali dell’energia che ci circonda. Se sei circondato da energia amorevole e luminosa, anche tu, nella tua spontaneità, risuoni di quella stessa energia. E delicati fiori profumati sbocciano in te. 
Non ci credi? Vieni a vederlo... a Liberi di Essere il 6-7 ottobre a Milano, prende forma un magico campo di energia meditativa e gioiosa.
Prima di vederci lì, ecco anche oggi due articoli della rivista Osho Times che è bello ricevere a casa, abbonati! Buona lettura, Akarmo



Fermare la mente?
No, bisogna ripulirla... Osho spiega come fare



Un raro brano di Osho apparso sull'Osho Times

 

Domanda: Osho, durante ogni meditazione ho molti problemi con la mente: non riesco a fermarla!
Osho: Capisco. Inizia a fare una cosa: ogni giorno, per un’ora al mattino e un’ora al pomeriggio, siediti e di’ qualunque cosa ti arrivi alla mente, ad alta voce, in modo che non solo la pensi, ma la ascolti. Qualunque cosa sia: se arriva una sciocchezza, dilla. Non devi modificarla e non devi renderla bella, perché non deve essere una performance; deve essere ciò che c’è dentro...


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Il ruggito di Osho
Continuano i bellissimi racconti di Ageh Bharti su Osho negli anni ‘60 


Da un articolo apparso sull'Osho Times
 

Anche le piccole cose, quando si tratta di Osho, sono sorprendenti, meravigliose e fantastiche!
Ho avuto la fortuna di vederlo di persona migliaia di volte.
E quando lo accompagnavo nei suoi tour, con l’intenzione di prendermi cura di lui, era sempre più lui a prendersi cura delle mie necessità di quanto non riuscissi a fare io per lui.
Mi sento di dire: “Oh amato Maestro! Solo a vederti sono in estasi e quando penso a quante volte mi hai guardato anche tu, con amore e affetto, mi sciolgo nel nulla. Uno spazio vuoto è quello che rimane...”.
Oggi vi racconto la celebrazione Taran Taran Jayanti a Fawwara Square, Jabalpur. Non ricordo la data, ma doveva essere la fine dell’inverno del 1967 o del 1968. 
Sul palco Osho era seduto con Shri Kunji Lal Dube..
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Questa settimana ti segnaliamo:

>>> Non perderti il bellissimo numero di Osho Times di SETTEMBRE 
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>>> Leggi cosa ha detto Osho della sua rivista... l'Osho Times

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