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newsletter n. 065

Ciao!
Dopo anni di uso del computer ormai per tante persone, si sa, scrivere a mano è diventata una cosa rara se non addirittura quasi del tutto scomparsa. Per certi versi è la perdita di un'arte, quella calligrafica, dalle tante dimensioni anche misteriose - guarda per esempio una firma di Osho! Ma c'è una dimensione che scrivendo a mano non si può conoscere: quella del tornare indietro.
Parlo della comunissima funzione che si chiama "torna indietro" o "annulla immissione" o "torna alla versione precedente" e via a seconda del programma che usi. Ti permette di tornare "indietro nel tempo", se cambi idea, senza dover rifare tutto da capo. Se hai sbagliato a fare delle modifiche, puoi tornare (anche di un passo alla volta) fino alla versione del tuo lavoro che meglio ti si addice.
Ma che bella comodità! Rilassa molto sapere che le posso provare tutte che tanto se voglio torno indietro a dove "andava tutto bene". Sarebbe bello avere una cosa così anche nella vita - ci han fatto un sacco di film - dove invece se per esempio rompo una tazza... quella sempre rotta rimarrà, o perlomeno non tornerà mai com'era.
E con le persone? Nei rapporti con le persone? Lì in effetti a tanti livelli una piccola-grande funzione di "torna indietro" esiste. Per usarla però ci vuole un certo coraggio e non sempre ce l'abbiamo. Consiste nella capacità di chiedere sinceramente "scusa"... Quanti casi di "tragedie" relazionali, drammi, ripicche, faide, verrebbero annullati alla base. Anche tra amici, tra amanti, tra fratelli... a volte chiedere scusa sembra la cosa più difficile. Eppure il coraggio di un piccolo gesto sincero può non solo riportare le cose com'erano, anzi potrebbe perfino aggiungerci qualcosa in meglio.
Ma dove abbiamo la massima libertà di fare "torna indietro" è con noi stessi. Anche se lì la maggior parte della cose su cui tornare alla "versione precedente" sono quelle che ci hanno fatto gli altri. Si chiamano ferite, offese, condizionamenti... magari proprio uno "scusami" mai ricevuto. Ma non serve aspettare che la guarigione ci arrivi dall'altro. Abbiamo tanti strumenti da usare, vanno dalle terapie meditative, ai gruppi di crescita, fino alle facili, ma magicamente efficaci, meditazioni di Osho. Se vuoi misurare quanto la meditazione di Osho è capace di trasformare in meglio la tua vita, vieni a Liberi di Essere tra pochi giorni a Milano. Un vero gioiello energetico raro da incontrare...

Intanto ecco in regalo altri interessanti articoli tratti dall'Osho Times di alcuni numeri passati.
Buona lettura, Akarmo



A “la sgambeda” 
per scomparire!

Sciando nel qui e ora

 

Da un articolo di Bashir 
apparso sull'Osho Times

 

A “La Sgambeda” di Livigno per scomparire, proprio così: la partecipazione alla prima granfondo della stagione, per sciare focalizzato nel qui e ora, restando sempre al momento presente. Vivendo la gara istante per istante, senza mai pensare a cosa succederà nell’istante successivo, il quale ancora non esiste, non è mai esistito e, come dicono i mistici, potrebbe non esistere mai.

Sostiene Draco Daatson: “La prestazione perfetta è quella dove l’atleta è totalmente presente nel qui e ora e la sua coscienza vive solo un istante dopo l’altro, senza soffermarsi sul passato e senza anticipare il futuro. Solo in questo stato di grazia può manifestarsi l’assoluta bellezza del gesto atletico”. Già, così la prestazione sportiva viene pervasa d’una tale forza espressiva da poter essere paragonata a una scultura, un quadro, una sinfonia...


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A casa
dopo il gruppo


Dopo aver partecipato a un gruppo o a un campo o evento di meditazione ci sentiamo belli, freschi e trasformati, come se non esistessero problemi di alcun genere nella vita. Ma spesso subentra anche la paura di perdere quello stato di grazia e di ritornare a essere esattamente come prima...
In dialoghi a tu per tu coi discepoli, tratti dai diari dei darshan, Osho dà alcuni suggerimenti su come affrontare il “dopogruppo” 


Un prezioso testo di Osho
apparso su Osho Times


Il vero lavoro inizia quando il gruppo finisce.

Cerca di raggiungere da solo ciò che hai raggiunto nel gruppo. Ho parlato di chiarezza, cerca di ottenere quella chiarezza da solo, senza aiuto, senza guida, senza il gruppo che agisce come catalizzatore, senza la consapevolezza del gruppo a spingerti. 

Da soli si tende a rilassarsi, a diventare pigri, ma in quei piccoli bagliori di consapevolezza, quando l’ego diventa un oggetto, impotente e non ti possiede… Ed è per questo che ti senti così bene, perché l’ego è l’unica cosa brutta della vita. È una brutta distorsione della consapevolezza, nella trasformazione della consapevolezza qualcosa è andato storto…


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