osho times l'arte della meditazione
NEWSLETTER n.122  DELLA RIVISTA MENSILE CARTACEA E DIGITALE DEDICATA ALLA VISIONE DI OSHO

Ciao!
Chiacchieravo con un'amica che conosco dai tempi delle elementari, e lei si stupiva della mia vita da sessantenne con Osho, sempre alla ricerca di cosa c’è oltre, e oltre, e oltre... In fondo la sua ricerca si è fermata a una vita confortevole, dedicata a mantenersi in salute, attraverso il cibo biologico e l'attività fisica, agli affetti famigliari, a un buon lavoro e una bella casa.
E, mi son chiesto, in effetti perché cercare altro? Cos'è che spinge i ricercatori spirituali, i meditatori, a scavare dentro di sé e a non fermarsi mai? Forse l’ambizione di diventare chissà che? Un dio sulla terra, un grande saggio ammirato da tutti? E dove finisce la ricerca interiore? Dopo aver trovato che cosa?

La settimana scorsa stavo tornando a casa in auto attraversando un paesino e su quella stradina periferica ho notato un cartello stradale che indicava a destra “Milano”. Mi sono fatto il quadro di dove mandasse quella freccia: puntava verso una strada qualunque che, arrivando a un grosso incrocio, avrebbe dato poi la possibilità di andare praticamente ovunque. Certo a Milano, ma anche nella direzione opposta. Anche per andare a Roma, a Zurigo o a Parigi si doveva girare a destra su quella stradina periferica. Ma la freccia indicava “Milano” e basta.
Certo, è normale. Quanti altri cartelli avrebbero dovuto mettere? Ok, avrebbero potuto mettere “tutte le direzioni” come fanno spesso. Ma l’addetto alla segnaletica aveva scelto così.
Comunque sia, mi sono immaginato come sarebbero le strade senza le indicazioni stradali (e anche senza i vari navigatori satellitari ormai su tutte le auto e smartphone). Senza alcuna indicazione, dove andremmo con le nostre auto? Perché di fatto ogni strada può portare ovunque. Senza indicazioni, invece di arrivare a Milano potresti arrivare a... Parigi!

Tornando alla mia amica, quindi, mi son detto “Ecco, lei che mappa avrà seguito?”. Perché, comunque, anche chi non è un ricercatore spirituale, un avventuriero dei mondi nascosti, comunque sta andando da qualche parte. Quindi la domanda è: “Che mappa stiamo seguendo?”. Molti seguono la mappa del successo, per arrivare a essere ammirati, oppure ricchi. Altri seguono la mappa della perfetta forma fisica, altri quella dell’estetica, altri quella del piacere puro e semplice, altri quella della sopravvivenza. O quella della conoscenza, della creatività, dell’amore, della pace, della beatitudine... Quante mappe! E in effetti dal punto in cui siamo in questo preciso momento, possiamo di fatto ancora andare in “tutte le direzioni”.

Il lavoro che ha fatto Osho (e con lui tutti i mistici e i maestri di tutti i tempi) è stato prima trovare per se stesso un punto di arrivo dove saziare pienamente la propria sete spirituale, con una pienezza aldilà di ogni immaginazione. E poi amorevolmente, tracciare tutte le vie possibili, partendo da tutte le stradine periferiche in cui tutti noi vaghiamo, per aiutarci a raggiungere quella pienezza anche nelle nostre vite.
Alcuni maestri hanno tracciato un’unica mappa. Osho è incredibilmente prodigo di percorsi possibili e di mappe ne ha indicate decine e decine! Di fatto ha disseminato nei suoi libri e discorsi un’infinità di opzioni, ma sempre con la chiarezza di dove vanno a finire, lasciando a noi tutta la libertà di fare esperienze e allo stesso tempo contestualizzando la nostra esplorazione in un chiaro senso della direzione possibile. 

E non solo a parole, ma creando metodi e tecniche precisi e dalla struttura scientifica e collaudata. Ci sono tecniche basate sulla mappa dei chakra, sulle energie sottili, sulla bioenergetica. Ci sono mappe tibetane antiche, mappe dal Libro dei Segreti... Sono centinaia i metodi possibili tra cui scegliere il nostro percorso... Una tale varietà è difficile da sperimentare in poco tempo. Eppure c’è un grandissimo contenitore speciale, unico, dai mille colori, che in Italia offre ogni anno una tale opportunità: l’OshoFestival di Lignano. In arrivo tra 5 settimane... Un’occasione da non perdere per trovare la tua strada: hai già prenotato?

E nel qui e ora eccoti due begli articoli dell’Osho Times, tratti dalla rivista che ti porta a casa l’arte della meditazione di Osho... Abbonati!

Buona lettura – Akarmo






A scuola di meditazione da Osho in persona

Nel rispondere ad alcune domande a tu per tu con i discepoli intorno al tema della morte, Osho suggerisce delle tecniche di meditazione...

Un raro brano di Osho apparso sull'Osho Times



Domanda: Osho, mia nonna sta morendo e vorrei chiederti come aiutarla. Ha ottantadue anni ed è completamente inconsapevole e molto spaventata.

Osho: Insegnale una piccola meditazione: osservare il respiro. Con lei sdraiata sul letto, siediti accanto e mettile la mano sulla testa. Diventa molto silenziosa, silenziosa e meditativa, perché la meditazione è contagiosa: se sei veramente meditativa può essere trasmessa. Quindi siediti di fianco, diventa completamente silenziosa, mettile la mano sulla testa e spiegale che deve solo osservare il respiro, il respiro che entra, il respiro che si estingue. Dille che se riesce a vedere il respiro entrare e uscire, si renderà conto che lei non è il corpo e non è neanche il respiro. Lei è quella che osserva e quell’osservatore non muore mai, è immortale.

Nel momento in cui ci accorgiamo del nostro essere testimoni, siamo immortali. E il modo migliore e più breve per accorgersene è osservare il respiro, perché il respiro è il ponte che unisce il corpo e l’anima. Se osservi il respiro, sei già sull’altra sponda. Osservare il respiro significa osservare il ponte, il ponte che ti unisce al corpo. Il corpo è rimasto molto indietro. Tra te e il corpo c’è il respiro e tu lo osservi. E proprio perché lo stai guardando sei separato da esso. Puoi osservare una cosa solo se sei separato da essa.

Quindi, se in questi suoi ultimi giorni...
 


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Danza più che puoi

Una bella riflessione di Aneesha Dillon sull’Osho Therapy contemporanea

Da un articolo apparso sull'Osho Times

Aneesha sarà presente all’Osho Festival di Lignano 2018 con vari eventi di danza e meditazione



Nel suo libro Waking the tiger, Peter Levine parla delle conseguenze che un evento traumatico può generare sul corpo. In presenza della paura, il corpo si paralizza, rimane come immobilizzato, congelato, quasi morto. Anche l’energia vitale rimane bloccata e l’azione – fuggire o combattere, per rilasciare quell’energia – diventa impossibile.

La tesi che qui descrivo si basa sul fatto che, non a caso, Osho include la danza e il movimento nelle sue Meditazioni Attive. In situazioni di paura e di trauma, l’energia si blocca e successivamente si rivolta contro se stessa in una sorta di rifiuto e di auto-condanna. La danza può avere un profondo potere di guarigione, poiché rimette in circolo quell’energia all’interno di un quadro esperienziale positivo, recuperando il giusto flusso interiore della forza vitale, che non è altro che energia di guarigione...
 


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