osho times l'arte della meditazione
NEWSLETTER n.126  DELLA RIVISTA MENSILE CARTACEA E DIGITALE DEDICATA ALLA VISIONE DI OSHO


Ciao!
È un po’ che non scrivo niente della mia mamma... Ebbene è ancora tra noi alla tenera età di 97 anni! Naturalmente sempre più fragile, smemorata, acciaccata. E passa più tempo a letto che in piedi. Io mi prendo cura di lei insieme a mia sorella, mezza giornata per uno. Tutte le mattine vado nella sua stanza, l’aiuto ad alzarsi, vestirsi, lavarsi e fare colazione. Ed è sempre una sorpresa per me scoprire chi mi trovo davanti quando apro la porta della sua camera: ogni mattina è una persona (anche molto) diversa.
L’altro giorno mi son trovato una mamma davvero amorevole, soprendentemente premurosa nei miei confronti, sincera nei suoi slanci affettivi. Cosa che non capitava da tantissimo, essendo lei tutta concentrata su se stessa, o al massimo sul metro quadro che la circonda.
E ho pensato: “Certo che lo spirito materno è davvero molto radicato in lei, in fondo resto sempre il suo bambino anche a 63 anni...”. Di lì a un attimo ha detto: “Senti una cosa... non mi ricordo bene... ma tu chi sei?”. Ahahahah... questa non me l'aspettavo proprio dopo tutta quell’espressione di affetto.
“Sono tuo figlio”. “Mio figlio. Mio figlio??? Ma allora io sono la tua mamma?”. “Sì, mamma”. Un attimo di silenzio e poi: “Ma è una cosa grossa!”.

Eh sì, cara mamma, è una cosa grossa. Certi legami vanno molto in profondità. Anche se un attimo prima aveva espresso un gran cuore aldilà del grado di parentela, senza nemmeno sapere chi fossi: un grande cuore tra semplici esseri umani sconosciuti, ma sentiti. Una bella relazione senza etichette.
E così è nata questa considerazione: andiamo tutti in giro nelle nostre relazioni con le nostre belle etichette, sia su di noi che sugli altri, e tanti nostri rapporti dipendono più da quelle etichette che non dal reale sentire.
Con quanti parenti ci sentiamo legati solo per via dell’etichetta e non per una vera intimità aperta, libera e spontanea? E d’altro canto con quanti amici e conoscenti non ci apriamo mai veramente solo perché manca la giusta etichetta che lo permetta?

Ricordo che Osho ha spesso affermato che il rapporto di maestro/discepolo era per lui una specie di recita: faceva il maestro perché noi volevamo avere un maestro ed essere dei discepoli. Infatti a casa, in Lao Tzu House, dove viveva con le poche persone che si prendevano cura di lui, i rapporti erano spesso diversi: era un essere umano semplice e spontaneo... quasi un amico.

Gautama il Buddha dice che 25 secoli dopo di lui, cioè adesso, il maestro sarebbe stato "Maitreya", l'amico... 

E naturalmente anche Osho stesso ora può essere incontrato come un amico.
Certo la cosa rende tutto più facile. Incontrare un amico è più immediato e spontaneo. È alla portata di tutti e ti mette a tuo agio, puoi essere più naturale.
D’altro lato, quando il maestro "fa" il maestro è più evidente cosa c’è in ballo: sei di fronte a una porta spalancata sul divino attraverso la quale puoi entrare anche tu. "È una cosa grossa..." direbbe mia mamma.
Con un “amico” ne siamo capaci? Possiamo permetterci di fare la stessa cosa?
Questo è un punto delicato da considerare di fronte a un amico/maestro: c’è il rischio di non vederlo, di darlo per scontato e di non aprirsi totalmente come sarebbe importante fare, o di fermarsi sulla soglia della relazione senza concedersi il salto nell’invisibile.
Insomma, resta comunque un terreno su cui ci si deve muovere con consapevolezza e ben allerta.

Relazioni spontanee, vive, reali, aldilà delle etichette, senza i filtri delle aspettative, restano alla base di una vita vera e avventurosa con tutti.
Un aiuto a esplorare questa dimensione lo trovi praticamente a tutti i link dei banner di questa newsletter... Incluso naturalmente il prossimo prezioso appuntamento Osho Experience: “Meditando insieme” dal 6 all’8 luglio.

Prima di vederci tutti lì, ecco due begli articoli dell’Osho Times, tratti dalla rivista di Osho che ti porta a casa l’arte della meditazione... Abbonati! Buona lettura Akarmo






Il dono dei Sufi - 7

Continua su Osho Times una piccola antologia di storie Sufi – patrimonio di valore inestimabile di questa tradizione meditativa – raccontate da Osho

Un brano di Osho apparso sull'Osho Times

 

C’è una storia sufi su Gesù... I Sufi hanno alcune belle storie su Gesù che mancano nel Vangelo. Una delle storie è che Gesù andò a meditare sulle montagne. Incontrò un uomo molto anziano che viveva senza tetto, senza riparo, seduto sotto un albero. Gesù si stupì e chiese al vecchio: “Da quanto tempo vivi qui?”. Il vecchio disse: “Quasi cento anni. Ho duecento anni”. “Ma dov’è la tua casa?” chiese Gesù “Dov’è il tuo rifugio? Dove ti ripari quando arriva la pioggia o quando il Sole è molto caldo?”. Il vecchio cominciò a ridere come un bambino e disse: “Signore, profeti come te che ti hanno preceduto, mi hanno predetto che vivrò solo settecento anni; è per questo che non mi sono mai preoccupato di costruire una casa. Che senso avrebbe?”. Disse: “Solo settecento anni e poi dovrò andare. Quindi, perché preoccuparmi di una casa e di trovare riparo?”.

Questa è una bella storia. Si dice che dopo aver incontrato questo vecchio, Gesù scese dalle montagne e disse ai suoi discepoli...


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Riavvia la tua vita

Venti barriere mentali da lasciare andare.

Un interessante articolo di Gilbert Ross (soulhiker.com) tradotto su Osho Times a cura di Marga
 

“Immagina di essere su una mongolfiera: tu e tutti i tuoi averi nel suo abitacolo di paglia. Qualcosa è andato storto e stai perdendo quota velocemente. Toccherai terra in meno di dieci minuti se non trovi una soluzione al più presto.

L’unica soluzione immediata è quella di eliminare l’eccesso di peso e liberarti di almeno la metà dei tuoi effetti personali. O ti schianterai a terra nel giro di dieci minuti. Osservi le tue cose ed esiti per qualche secondo, ma poi...

 


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