osho times l'arte della meditazione
NEWSLETTER n.128  DELLA RIVISTA MENSILE CARTACEA E DIGITALE DEDICATA ALLA VISIONE DI OSHO

Ciao!
La domenica mattina per me è il momento delle pulizie di casa. Non serve tanto, l’appartamento è piccolo; ma si sa... va fatto!
E quindi eccomi qui con l’aspirapolvere e lo straccio. Canticchiando meccanicamente il tormentone di questi mesi... che quando me ne rendo conto scoppio a ridere: “Una vita in vacanza”, ahahaha! È una di quelle canzoncine che colpiscono qualcosa nel cervello, vuoi col ritmo, vuoi coi testi, e non ti mollano tanto facilmente...
Forse è perché va a toccare un aspetto della vita di tutti, che soprattutto in questo periodo dell’anno col sole sempre più caldo, ci becca in pieno. 
E poi pone la domanda esistenziale: “vivere per lavorare o lavorare per vivere?”. 
Come si fa a non sollevare la questione? È importante, ne va della qualità della mia vita.
E forse per te la risposta è ovvia... 
Ma prova e pensarci per un momento...

Immagina che la domanda venga posta a Tesla o a Leonard Cohen o a Van Gogh, secondo te cosa risponderebbero? Secondo me non capirebbero nemmeno la domanda... vivono in un flusso totale e spontaneo di creatività e basta.
C’è un libro di Osho che in inglese ha per titolo “Work is love made visible” cioè “Il lavoro è amore reso visibile”. Ecco un altro approccio diverso alla questione! Trasforma in un tempio la vita quotidiana.

A me alla domanda posta dal tormentone, viene innanzitutto da rispondere con alcune altre domandine tipo “ma che lavoro fai?” e anche “come lo fai?”.
Perché se torniamo per un momento, per esempio, a un Leonard Cohen queste due domandine avrebbero delle risposte, credo, assolutamente controcorrente. Tanto da togliere alla parola “lavoro” qualunque significato o connotazione noi siamo soliti dargli.
Credo che per tutti, per la propria vita, sia facile capire che alla base la prima cosa importante è certo andare a vedere “che lavoro fai”. Otto ore in fonderia... non credo siano il sogno nel cassetto di nessuno!

Diventa invece più difficile capire la seconda domanda: “come lo fai?”.
Questo è uno dei contributi di Osho. Perché nella sua proposta di trasformazione della qualità della nostra vita a tutti i livelli non c’è tanto “cosa fai”, ma “come lo fai”.
La proposta di Osho come via alla meditazione non passa attraverso il ritirarsi in monastero o in una grotta come sarebbe tipico di tutti gli approcci religiosi dei ricercatori spirituali del passato. No, la sua via passa per il mondo. Ed è proprio basata su “non importa cosa fai ma è fondamentale come lo fai”.

Quando a Pune nel suo ashram degli anni ’70 restavi per un po’ di tempo, era normale chiedere a Osho “cosa faccio?”. Lui ti dava prima dei gruppi o ritiri di meditazione da fare, e poi, alla fine ti proponeva di lavorare nell’ashram, che era come una grande comune. E qui iniziava la vera scuola di vita, dove al quotidiano “normale” – che poi trovi dappertutto nel mondo – applicavi i fonemi imparati nei ritiri di meditazione o nei gruppi. Perché il punto era proprio cambiare la qualità del mio fare, e del mio essere con la gente. E non tanto cambiare il lavoro o la gente, come invece il pensiero comune vorrebbe fare.
Il lavoro che hanno dato a me era, guarda un po’, fare le pulizie. Il lavoro più umile che puoi immaginare. Eppure a Pune era un’enorme scuola perché se fatte con consapevolezza e totalità – i due elementi principali di trasformazione di quello che fai: da alienante a scuola di saggezza, da lavoro a meditazione – anche le pulizie diventano un gioiello prezioso di vita e un “flusso totale e spontaneo di creatività e basta”.

E la scuola di Osho è andata avanti, messa in moto negli anni ’70 ha continuato nel tempo fino ai nostri giorni: il punto focale è trasformare in meditazione ogni momento della vita così com'è. Il suo approccio rivoluzionario alla vita basato sul non rinunciare al mondo, ma sul portare insieme presenza sveglia e passione in tutte le cose che fai (non importa quali), dal lavoro al tempo libero, dal divertimento alla meditazione, lo trovi nei suoi libri (che in italiano sono più di 240 titoli!), nei suoi centri di Meditazione, negli eventi di Osho Experience, come per esempio l’OshoFestival e, tra poche settimane, “Meditando insieme”... 


Prima di vederci tutti lì ecco due begli articoli dell’Osho Times, tratti dalla rivista che ti porta a casa l’arte della meditazione di Osho... perché non ti abboni? Buona lettura Akarmo




Il potere dei mantra

Il viaggio di un ricercatore può procedere su due percorsi; uno è di potere, l’altro è di pace...



Un raro brano di Osho apparso sull'Osho Times

Domanda: Osho, quasi tutte le religioni hanno dei mantra: om namo shivaya, arihanta nam, allahu akbar, om mani padme hum. In che stati dell’essere nascono questi grandi mantra? Come e in che modo sono connessi ai nostri centri energetici? Come si fa a scegliere il mantra più adatto a sé?

Osho: Il viaggio di un ricercatore può procedere su due percorsi; uno è di potere, l’altro è di pace. Il viaggio nel potere non è il viaggio nella verità, è un viaggio nell’ego, sia che il potere derivi dal denaro, dal prestigio o dal canto dei mantra. Avere un desiderio di potere significa non avere alcun desiderio di verità. Qualsiasi potere tu acquisisca, sia che si tratti del corpo, della mente o persino il cosiddetto potere spirituale, ti rafforzerà soltanto. E più sei forte, tanto più sei lontano dalla verità. Il potere in sé è un’affermazione del tuo ego di fronte alla verità...


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With or without YOU

Mi accingo a scrivere questa testimonianza a un anno esatto dalla dipartita della creatura fenomenale chiamata Meera che ha vissuto su questo pianeta Terra per settant’anni, toccando il cuore di molte persone...

Da un articolo di Sahaja apparso sull'Osho Times


Non so da dove iniziare e cosa scrivere, perché è come se le parole non fossero abbastanza per descrivere l’incontro con lei e cosa ha significato per la mia vita. Ma continuo a sfiorare la tastiera sperando di poter trasmettere l’essenza dell’esperienza vissuta… 
Coloro che hanno conosciuto questa straordinaria artista e maestra concordano sul fatto che sprigionava vitalità da tutti i pori ed era un uragano d’energia. 
Il Buddha Groove dell’OIMR di Pune, quest’anno, senza di lei, era come una discoteca senza musica, un tiramisù senza mascarpone, una cantante senza voce. Eppure c’eravamo noi: i suoi studenti di lunga data, “orfani” e sopravvissuti, arrivati da tutti gli angoli del mondo, determinati a trasmettere i suoi preziosi insegnamenti e a portare avanti il suo cruciale lavoro...


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>>> Leggi cosa ha detto Osho della sua rivista... l'Osho Times

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