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Era luna piena...
Coincidenze sorprendenti:
il maestro
è sempre consapevole
di qualcosa in più!
Il racconto di un discepolo indiano
ai tempi della “prima Pune”
Era il luglio del 1975 e c’era la Luna piena. In India questo giorno simbolizza la gratitudine e la devozione dei discepoli verso il maestro. Si chiama Guru Purnima: Guru è il maestro e Purnima significa “giorno di luna piena”. Perciò viene celebrato come “il giorno del maestro”.
Per via della valenza speciale di questo giorno, era chiaro che molti più discepoli del solito sarebbero stati presenti al discorso mattutino di Osho. In previsione di questo cominciai a muovermi di buon’ora perché ai discorsi di Osho preferivo sempre sedermi in un posto preciso: si trovava nella quinta fila alla destra di Osho, da dove riuscivo a veder bene ogni suo minimo gesto, cosa che mi procurava un grande piacere.
Alle 8 precise di mattina Osho fece la sua comparsa all’auditorium di Chuang-Tzu. Dopo il suo solito namastè (il saluto a mani giunte) si sedette sulla sua sedia sul piccolo palco...
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Parole
dal silenzio
Cosa spinge un maestro illuminato
a tornare a comunicare,
e condividere la sua esperienza
Un prezioso testo di Osho
Domanda: Amato maestro,
qual è il linguaggio dell’illuminazione?
Osho: Non esiste un linguaggio dell’illuminazione. Non può esistere data la natura stessa del fenomeno. L’illuminazione accade oltre la mente, mentre il linguaggio fa parte della mente. L’illuminazione viene vissuta in totale silenzio.
Se possiamo definire il silenzio un linguaggio, allora l’illuminazione, certo, ne possiede uno suo... fatto di silenzio, di beatitudine, di estasi, di innocenza. Però non è il comune significato di linguaggio che normalmente indiica l’uso delle parole per comunicare. Il silenzio però non può essere trasmesso a parole, così come non possono esserlo l’estasi, l’amore o la beatitudine. L’illuminazione è un fenomeno che si può vedere, che si può sentire, ma che non può essere udito o spiegato a parole.
Vi ho già raccontato questa storia...
Quando il Buddha s’illuminò rimase in silenzio per sette giorni durante i quali l’esistenza rimase col fiato sospeso in attesa di ascoltarlo, di sentire la sua musica, la sua canzone silente, le sue parole provenienti dal trascendente, parole di verità... l’intera esistenza era in attesa. Quei sette giorni sembrarono lunghi come sette secoli.
Questa storia è estremamente bella. Fino a un certo punto è basata su fatti, oltre quel punto diventa mitologica, ma questo non significa che sia una bugia. Ci sono alcune verità che possono essere espresse solo attraverso il mito. Il Buddha raggiunse l’illuminazione, questa è una verità; rimase in silenzio per sette giorni, questa è una verità. Anche che l’esistenza intera rimase in attesa di ascoltarlo è una verità, ma non per tutti: solo per coloro i quali avevano già vissuto qualcosa dell’illuminazione e che avevano fatto esperienza dell’esistenza in attesa.
Comunque è comprensibile a tutti che l’esistenza gioisca ogni qual volta qualcuno raggiunga l’illuminazione poiché è una parte di essa che raggiunge la più alta espressione, che diventa una vetta dell’Everest, il picco più alto. È naturalmente la gloria suprema dell’esistenza, è l’anelito intrinseco del Tutto: illuminarsi, disperdere tutta l’inconsapevolezza e inondare l’intera esistenza di luce e consapevolezza… distruggere tutta la sofferenza e portare nel mondo quanti più fiori di gioia possibili.
Oltre questo punto la storia diventa puro mito, pur conservando il suo significato e il suo senso di verità.
Gli dèi in cielo si preoccuparono.
Bisogna capire una cosa: il buddhismo non crede nella presenza di un dio, come neppure il giainismo; entrambe le religioni credono negli dèi. Concettualmente sono molto più democratiche dell’islamismo, dell’ebraismo o del cristianesimo, che sono religioni più fasciste: un dio, una religione, una sacra scrittura, un profeta... sono molto monopolistiche. Invece il buddhismo ha un approccio completamente diverso: considera milioni di dèi.
Anzi, ogni essere vivente al mondo è destinato a diventare un dio un giorno: quando raggiungerà l’illuminazione sarà un dio. Non esiste un creatore in quanto tale; l’idea di per sé è brutta. Se dio ti ha creato sei soltanto un burattino, non hai una tua individualità, i tuoi fili sono nelle mani del burattinaio. Inoltre se dio può crearti può fare il contrario in qualsiasi momento. Così come non ti ha interpellato per crearti, non verrà a chiederti nulla quando vorrà distruggerti. Sei solo vittima di un dio capriccioso, tirannico e fascista.
Secondo il buddhismo non esiste un dio creatore e questo concetto conferisce dignità a ogni essere vivente. Non sei un burattino, possiedi una tua individualità, una tua libertà e un tuo orgoglio. Nessuno può crearti, nessuno può distruggerti; da questo deriva un concetto ulteriore: nessuno può salvarti... fuorché te stesso! Nel cristianesimo e nell’ebraismo esiste il concetto di salvatore...
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