


































Terapia...
dal dolore alla gioia
Intervista
a Svagito
Da un'intervista di Bali apparsa
su Osho
Times n 193
Costellazioni Familiari
all'OshoFestival di 2 anni fa con Svagito
Bali: Recentemente
ho letto un articolo dove si affermava che molte persone
possono arrivare a fiorire nella loro vita senza passare
attraverso le catarsi, il dolore o l’esplorazione del lato
oscuro, ma piuttosto orientandosi verso la gioia. Pensi
che ciò sia possibile? Si può raggiungere la gioia senza
passare attraverso il dolore?
Svagito: C’è una
differenza tra dolore psicologico e dolore esistenziale,
anche Osho l’ha affermato. Naturalmente, c’è un dolore che
sperimentano tutti, per esempio il dolore del corpo, quando
si è malati o si diventa vecchi. Tutti fanno questa
esperienza a un certo punto della propria vita. È un dolore
che è parte fondamentale della vita, per il semplice fatto
che abbiamo un corpo. Poi c’è un altro dolore che è più di
tipo psicologico o autogenerato. Questo tipo di dolore non è
necessario, tuttavia dipende dalla propria consapevolezza:
più si è coscienti e meno dolore psicologico si prova. Ciò
vuol dire che se non sei molto consapevole, proverai un
certo dolore psicologico, non è possibile evitarlo. Per
esempio, nelle Costellazioni familiari, e anche nel lavoro
sui traumi, posso vedere situazioni in cui nel passato c’è
stato un avvenimento doloroso o scioccante che non siamo
stati in grado di affrontare oppure situazioni in cui siamo
identificati con il fatto di essere un bambino all’interno
di una famiglia, o in cui siamo così identificati con il
corpo che proviamo dolore. A volte, questo dolore raggiunge
un’intensità intollerabile e dobbiamo passare attraverso
questa esperienza. Osho ci suggerisce, a quel punto, di
esprimerci in un processo catartico. Dobbiamo passare
attraverso quel dolore per guarirlo, è inevitabile, ma
naturalmente dipende tutto dal livello di consapevolezza. Un
altro esempio: un bambino molto legato alla famiglia
sentirà il dolore dei genitori. Se sente il trauma dei
genitori o dei nonni, a un certo livello lo porterà con sé,
sarà parte della sua vita e del modo in cui la vive. Ci sono
tante persone che pensano di essere felici e di non provare
alcun dolore, ma fondamentalmente lo stanno reprimendo, non
vogliono vederlo e lo evitano. Le persone che sembrano
sempre felici, secondo me, stanno evitando qualcosa. Non
penso che sia ciò che Osho chiamava estasi. L’estasi non è
opposta al dolore, è uno stato della coscienza.
Bali: Esistono davvero nuovi metodi
terapeutici che non sono catartici e possono aiutare in
modo più morbido e facile?
Svagito: Sì, ma
questi metodi non hanno lo scopo di evitare il dolore,
piuttosto aiutano a provare il dolore in piccole dosi per
poterlo tollerare e digerire. Sono terapie che aiutano a
includere il dolore con grande lentezza. Questo accade per
esempio con la terapia dei traumi. Non vai subito in
profondità nel dolore, ma ci entri un po’ alla volta in modo
che non diventi un’esperienza che ti schiaccia.
Bali: È questo che fai nelle
Costellazioni familiari?
Svagito: Anche
nelle Costellazioni familiari bisogna fare attenzione a non
lasciare che la persona venga sopraffatta dal dolore. Per
esempio, quando un bambino si sente sopraffatto dal dolore,
vuol dire che ha assunto il dolore dei genitori, un dolore
che in realtà non gli appartiene, quindi è necessario che
impari a essere consapevole di quale sia effettivamente il
proprio dolore, quale sia appropriato sentire e quale no.
Bali: Non eviti il dolore, ma lo
tocchi con grande delicatezza...
Svagito: ...in
modo che il cliente impari ad assorbirlo e integrarlo. A
quel punto, il dolore trasforma e può diventare una tua
forza. Le persone che hanno elaborato esperienze dolorose
sviluppano una grande forza interiore e una grande capacità
di compassione. Un esempio famoso è Buddha, che perse la
madre alla nascita. Per un bambino questa è una delle
esperienze più dolorose da affrontare e forse è stata una
parte del viaggio di Buddha, il motivo per il quale alla
fine si illuminò dopo aver elaborato l’esperienza. Quindi,
il dolore offre anche una potenzialità di crescita della
consapevolezza. Tuttavia, non parliamo qui della sofferenza,
che è un fatto diverso. È necessario distinguere tra il
dolore creato autonomamente, il dolore psicologico, e il
dolore che è semplicemente parte della vita.
Bali:
Seguire una terapia, un
processo terapeutico, per molto tempo, aiuta veramente
nella crescita?
Svagito:
Dipende. Alcune persone sono molto attaccate alle loro
sofferenze, si esprimono in continuazione nelle catarsi e
anche queste diventano un attaccamento: diventano dipendenti
dalle catarsi. Non penso che in questo modo si possa
arrivare da qualche parte. Più diventi cosciente, più tutto
diventa “raffinato”, sottile, nel senso che non devi
continuare a picchiare il cuscino e fare grandi catarsi.
Devi comunque imparare ad assorbire certi dolori, ma non è
più un’esplosione verso l’esterno.
Bali:
Imparare ad assorbire il
dolore ha qualcosa a che fare con la meditazione?
Svagito: Sì,
con la meditazione e anche con la consapevolezza. A volte,
specialmente all’inizio, la gente ha bisogno di esplodere. È
successo anche a me. In seguito, puoi comprendere meglio che
cosa avviene dentro di te e non hai più bisogno di farlo, lo
riconosci con grande anticipo, prima di arrivare a grandi
esplosioni.
Bali:
E allora puoi raggiungere
anche le emozioni più sottili che nascono dentro di te?
Svagito: Sì, ma
è necessario molto tempo, è un viaggio, un percorso.
Bali:
Anche i terapisti stanno
cambiando direzione e diventando più sottili e raffinati?
Svagito: Sì,
tutto questo dipende anche dalla consapevolezza del
terapista, che può riconoscere molto prima ciò che accade
all’interno di una persona e aiutarla a diventare più
sensibile. Anche se, a volte, è ancora necessario che una
persona si esprima con forza, ma questo accade sempre meno
quando viene aiutata a vedere più chiaramente dentro di sé.
Bali:
Nel passato si poneva
l’accento sul fare un grosso sforzo per andare in
profondità nelle emozioni e quindi esprimersi con una
catarsi più violenta possibile.
Svagito: Era un
malinteso. Per esempio si pensava che più in profondità si
va nella rabbia, più l’esperienza è profonda, ma penso che
ciò non sia vero. L’esperienza deve essere più equilibrata:
profondità vuol dire essere coscienti e sensibili, non tanto
urlare il più forte possibile. La profondità dell’esperienza
ha a che fare con l’abilità di vedere e sentire se stessi.
Bali:
Vuol dire che anche
nell’approccio terapeutico attuale passando attraverso il
dolore puoi raggiungere la gioia?
Svagito: Sì, ma
in un modo diverso. Nel passato, era quasi una gara a chi
urlava più forte o usava più fazzoletti per piangere. Dietro
tutto questo c’era la mente, che desidera sempre raggiungere
un obiettivo. Più faccio la Dinamica, più vado in
profondità; più faccio catarsi, più ne posso ricavare. Ma,
come ha affermato Osho, non abbiamo bisogno di andare da
nessuna parte, dobbiamo soltanto essere presenti con ciò che
accade in questo preciso momento. La meditazione è proprio
questo, non è raggiungere qualcosa. In un certo senso, è più
semplice, ma anche più difficile da mettere in pratica,
perché per tutta la vita ci siamo posti degli obiettivi da
raggiungere. E questo lo applichiamo anche al lavoro
interiore e ci diciamo: “Voglio diventare più cosciente e,
se faccio di più, ci riuscirò”. Ma non funziona esattamente
così. Ecco perché Osho ci parla sempre della celebrazione,
di dire di sì a se stessi e al momento, di celebrare se
stessi in modo che la meta scompaia e rimanga soltanto il
presente. Se ti piace semplicemente fare tre settimane di
Vipassana, benissimo! È va bene anche se senti che in questo
momento stai bene, che non hai bisogno di fare nulla!
Bali:
Per me, in questo modo si
crea una certa leggerezza.
Svagito: Sì,
giusto. In realtà, Osho l’ha detto, ma forse non l’abbiamo
ascoltato abbastanza.
Bali:
L’articolo di cui ti ho
parlato all’inizio era su una rivista popolare non
specializzata. Secondo te esiste anche al di fuori del
mondo di Osho una tendenza verso il superamento della
terapia, usando la gioia come risorsa?
Svagito: Non so
se l’interpretazione del mondo di queste riviste sia la
stessa di Osho. Mi viene in mente una domanda fatta una
volta a Osho: “Perché dovrei meditare, se posso
semplicemente gioire di me stesso in questo momento?”. La
risposta di Osho era stata: “Sì, non hai bisogno della
meditazione, gioisci”. Ma la mia domanda è: la persona che
aveva posto la domanda gioiva davvero? La gioia va bene, ma
sei in grado di sentirla? La comprendi? Per te, forse, vuol
dire divertirsi, andare al cinema o al mare. Questa non è
gioia. È intrattenimento e la gente cerca il divertimento
perché è infelice. E poi, pensa che la gioia sia questa.
Invece, è soltanto un modo di evitare la propria infelicità
e non so se queste riviste comprendano davvero questo punto.
Come quando sento qualcuno affermare che non c’è bisogno di
terapia ma solo di osservare... penso che siano sciocchezze.
Fondamentalmene, terapia vuol dire introdurre la persona in
un’atmosfera amorevole, terapia vuol dire amore. Ecco
perché Osho ha affermato così spesso che il significato
della terapia è amore. Non puoi semplicemente dire alla
gente: medita e osserva e non avrai bisogno della terapia,
perché ciò creerebbe solo un ambiente arido in cui la gente
non si sente amata. Le persone hanno bisogno di amore, ecco
perché hanno bisogno della terapia, osservare da soli non è
sufficiente. Altrimenti perché Osho avrebbe creato tanti
centri dove praticare le terapie? E tante comuni, tanti
luoghi in cui la gente potesse incontrarsi?
Creare un buddhafield vuol dire creare un campo di amore.
Come ha detto Buddha: ama te stesso e osserva! Non soltanto
osservare, quindi, anche amare! Tutti trascurano questo
punto, che significa che hai bisogno di ottenere aiuto per
poter amare te stesso o sentirti amato. La terapia è
necessaria nel mondo perché non c’è abbastanza amore, come
ha affermato Osho. Se il mondo diventerà più amorevole, la
terapia non sarà più necessaria, ma il mondo non sta
diventando più amorevole!
La terapia aiuta a stabilire una connessione per poter
sentire l’amore dentro di noi. Tuttavia, non è così semplice
da fare, all’inizio!
Svagito
Svagito
sarà presto
all'OshoFestival
di Bellaria dove conduce vari eventi
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