Musica, famiglia... e Osho!

Dall’Inghilterra all’India...
il “viaggio” di Chinmaya Dunster
uno dei musicisti più sensibili
del mondo di Osho


Da un'intervist
a di Marga apparsa su Osho Times n 196



 Chinmaya Dunster



Marga: Come è arrivato Osho nella tua vita?

Chinmaya: Per me è iniziato tutto alla fine degli anni Settanta, quando ho incontrato una sannyasin. Come Osho ha espressamente detto molte volte, le donne guidano e gli uomini seguono. È stata questa donna a portare Osho nella mia vita. Mi ha fatto conoscere dei sannyasin e mi ha fatto conoscere alcune meditazioni di Osho, in un centro di Londra, la mia città. Io mi innamorai subito non solo di lei, ma anche dello stile di vita e del modo di essere dei sannyasin. Ma mi ci sono voluti tre anni prima di capire la portata di quello che mi stava accadendo. Non riuscivo a comprendere l’importanza di Osho, di questo tizio con la barba… che bisogno c’era di lui? Non volevo leader o figure analoghe che mi dicessero cosa fare. Nella mia percezione potevamo semplicemente vivere in quel modo senza bisogno di nessuno. Ero abbastanza stupido e mi ci sono voluti tre anni per capire che quel modo di vivere meraviglioso nasceva proprio dal tizio con la barba... e un giorno, mentre guardavo la sua foto durante un gruppo, finalmente l’ho ca­pito! Ed è così che ho preso il sannyas ed è così che sono arrivato a Osho.

Marga: A quel punto sei andato a Pune… e come è andata?

Chinmaya: Sono andato a Pune per la prima volta a metà degli anni ‘80, quando Osho era appena tornato dalla Comune in Oregon. Nello stesso periodo in cui avevo preso il sannyas avevo cominciato anche a studiare il sarod, uno straordinario strumento a corde della musica classica Hindustani, e suonavo a casa, praticando prima da solo e poi con un insegnante. Suonavo sempre da solo, stavo attraversando quel lungo e faticoso momento di pratica ripetitiva e costante necessario per imparare a padroneggiare la musica classica indiana. A Pune trovai un altro insegnante e continuai la mia pratica. Dopo qualche anno, iniziai a portare il sarod nella Comune e mi sedevo in giardino da solo a suonare. La gente cominciò ad avvicinarsi, ad ascoltare e apprezzare. A volte uno o due indiani con le tablas, uno strumento a percussioni indiano, si sedevano vicino a me e suonavamo insieme. Un giorno finalmente, credo verso la fine dell’ ‘88 e l’inizio dell’ ‘89, Milarepa, che in quel momento era il direttore del dipartimento di musica, mi sentì suonare e disse: “Wow mi piace, questo strumento ha un suono fantastico. Non lo avevo mai visto prima!”. Mi ha portato con lui e sono riuscito qualche volta a suonare alla presenza di Osho, quando era ancora nel corpo.
Ho anche partecipato insieme a Nivedano al progetto Oshoba, una musica creata apposta per Osho (vedi box) e a tante altre meravigliose esperienze musicali come la meditazione Nataraj Live e la creazione di musica East-West, che unisce strutture armoniche occidentali a sonorità orientali.



A Goa, in India


Marga: Al di là della musica e dello stile di vita dei sannyasin, qual è stata la cosa di Osho che ti ha colpito di più, che ha fatto breccia nel tuo cuore?

Chinmaya: La cosa più importante che ho ricevuto da Osho è che nel momento in cui ti rendi conto che tutto è come dovrebbe essere, sei un buddha. Sono sempre stato molto impegnato sul fronte politico, in campo ambientalista e dei diritti umani. Sentivo il bisogno di cambiare il mondo e quindi giudicavo le situazioni esistenti ed era così frustrante… poi ho sentito Osho dire: “Senti, se riesci semplicemente ad accettare senza giudicare e cercare di cambiare le cose… perché questo è il modo in cui devono essere…”. A quel punto potei lasciar andare tutta quella tensione e frustrazione. Un’altra cosa molto importante per me è stata il modo in cui Osho parla degli errori: fai un sacco di errori, il più possibile, perché l’unico modo per imparare è quello di commettere errori. È stato molto importante per me riuscire a dire: “Ok, va bene così, questo è ciò che sono. Non sono certo perfetto, posso fare errori e va bene così”. Stando vicino a Osho ho imparato a non prendere le cose sul serio, ad avere un approccio celebrativo verso qualsiasi cosa…

Marga: A un certo punto la tua vita ha avuto una svolta: ti sei trasferito a Goa e hai messo su famiglia…

Chinmaya: Sono insieme alla mia compagna, Naveena, da quattordici anni e abbiamo una bambina di tre anni, Koyal. Adoro questa vita familiare. La cosa interessante è che avevo già cinquantacinque anni quando ho avuto mia figlia. Ho fatto tutto quello che volevo fare: ho fatto musica, ho dipinto quadri, ho viaggiato qua e là! E se lei non fosse arrivata, credo che mi sarei chiesto cosa avrei fatto del resto della mia vita. Mia figlia, invece, mi ha dato qualcosa da fare per i prossimi vent’anni! Voglio dedicare la mia vita a sostenere la sua vita, è un bell’obiettivo per i prossimi vent’anni! Quindi sì, amo molto la vita familiare, amo la vita a Goa, essere così vicino alla natura. Sono nato e cresciuto vicino alla natura e ora vivo di nuovo profondamente nella natura e ho chiuso con le città. Vivere nella natura, stare con la mia famiglia e fare musica è la vita perfetta per me.

Marga: Osho ha dato un sacco di linee guida ai genitori su come allevare un figlio. Ti ci ritrovi?

Chinmaya: Mi ritrovo totalmente in tutto quello che Osho ha detto. Di dare al bambino la massima libertà… Osho ci incoraggia a essere noi stessi e ci dice che ciò che siamo è perfetto. Quando sono con mia figlia lo tengo sempre in mente. A volte vuole qualcosa che non posso o non voglio darle e lei è capace di gridare per ore e arriva il momento in cui non ne posso più e non mi resta altro da fare che dire: “Lei è così e non posso che lasciarla essere così e se trasformerà la sua vita in un inferno, le darò comunque tutto il mio amore e il mio sostegno: se nella vita deve imparare una lezione difficile, ha la libertà di farlo”. Naturalmente Osho proponeva soluzioni ideali e quando racconta delle cose folli che ha fatto da bambino non bisogna dimenticare che è cresciuto nell’ambiente sicuro del Madhya Pradesh rurale di tanti anni fa. Il massimo che poteva succedergli era cadere in un pozzo o in un fiume e annegare! Sento che è importante ricordare che noi viviamo invece in una società piena di repressioni e problemi e che quindi dobbiamo limitare, a volte, la libertà della bambina, ad esempio in fatto di nudità e altri comportamenti, al fine di proteggerla dalla società che potrebbe facilmente fraintendere. Dovremo ovviamente farlo sem­pre più nel corso degli anni, mentre lei cresce, almeno finché non sarà in grado di capire che non è possibile vivere in India come un hippy, in totale libertà. L’India non lo capisce e non lo capirà per tanto tempo...

Marga: Avete intenzione di mandarla a una scuola alternativa?

Chinmaya: Direi che non abbiamo piani per ora. Adesso va all’asilo, o meglio a una scuola-gioco, tenuta da una donna indiana che ha a sua volta due bambini e frequentata da molti altri bambini, così ha la possibilità di mescolarsi con la gente del luogo. Poi abbiamo degli amici che hanno due figli e gioca spesso insieme a loro. È ancora presto per lei, ma prima o poi la questione della scuola si presenterà e non abbiamo intenzione di metterla in una scuola tradizionale indiana che pone molta enfasi sul conseguimento di risultati, sui voti, e mette i bambini sotto pressione.

Marga: Sì… il sistema scolastico indiano è terribile, molto arretrato e vecchio stile e usa ancora le punizioni corporali, anche se ufficialmente sono proibite. Se io avessi dei figli in India preferirei prendermi cura personalmente della loro istruzione o trovare un’alternativa.

Chinmaya: Vedremo, abbiamo ancora tempo per capire cosa fare…

Marga: Sbaglio o ti diletti nel filmare gli uccelli?

Chinmaya: Non sbagli... qui a Goa ne ho filmate almeno cento specie diverse. Poi li musico e li metto su YouTube per chi ha voglia di guardarli. Li filmo soltanto perché le registrazioni audio sarebbero sempre piene di altri rumori, cani che abbaiano, una macchina in lontananza… quindi registro le immagini e poi ci metto la mia musica. È un modo per mettere insieme due cose belle, gli uccelli e la musica. Non è niente di serio, solo un hobby, qualcosa che faccio per il mio divertimento e per il piacere di chi ha voglia di guardarli e ascoltarli…


Al momento Chinmaya è impegnato nella produzione di documentari su tematiche ambientali e di giustizia sociale in India.
Per maggiori informazioni sul suo lavoro vedi: www.chinmaya-dunster.com

Qui trovi la lista completa dei suoi CD (tutti venduti da Oshoba)


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