La vita da single può aiutare
a conoscersi meglio?


Da un'intervist
a di Marga a Tabish apparsa su Osho Times n 197





Marga: Tu conduci workshop sulle relazioni, com’è lavorare con le persone in relazione, quando si è single?

Tabish: Innanzitutto devo dire che quando mi sono ritrovato a essere single è stata per me un’esperienza nuova: ero sempre stato in relazione, dai diciassette anni, dall’adolescenza, fino a praticamente due anni fa, non avevo mai conosciuto cosa volesse dire essere single. C’era talmente tanto focus sulle relazioni che per me single era una parola senza significato, per cui inizialmente è stato molto duro: non riguardo al sentirmi solo, ma in termini di mettere in discussione: “chi sono io se non sono in relazione?”. È stato come perdere un senso d’identità ed è stata una grande sfida. Mi ha permesso di liberarmi di tutte le idee che mi influenzavano rispetto a chi sono io, di scoprire meglio me stesso, felice di dire: “Ah, caspita, io ho queste qualità, ho queste caratteristiche di cui non mi ero mai accorto”. Per me è stato ed è tuttora un momento di grandissima crescita personale: scoprire chi sono, onorare chi sono; non mi sarebbe stato possibile in relazione, per cui ho una grande gratitudine: è stato un periodo veramente molto ricco in questo senso.
Premesso ciò, rispondo alla tua do­manda “com’è lavorare sulle relazioni da single”. È ancora più autentico. Finché mi sentivo di avere valore perché ero in una relazione da qualche parte mancava qualcosa nel trasmettere il mio lavoro; condividere invece il mio lavoro da single lo rende mol­to più efficace. Primo perché sono “umano”, non è: “Ah ragazzi vi insegno come funzionano le relazioni perché io ho una relazione che funziona!”. No, è più: “Come attraversare i momenti difficili che ci portano ad avere delle difficoltà nelle relazioni perché io ho fatto e sto facendo lo stesso percorso,” che mi consente di avere un contatto più profondo con i partecipanti. Il lavoro è molto più vivo, molto più reale perché è un condividere un’esperienza di vita che tutti fanno. Questo è un aspetto. L’altro aspetto è che uno dei requisiti per avere una relazione sana è: “Fatti una vita!”. Avere cioè una vita appagante anche da soli: molti di noi, io per primo, nel passato, entrano in relazione con l’aspettativa, conscia o inconscia, che: “La mia vita avrà un maggior senso perché sono in relazione e non dovrò più fronteggiare tante difficoltà”. Mentre invece è esattamente il contrario: costruisciti una vita di cui sei felice, a livello professionale, a livello creativo, a livello di amici... e allora avrai qualcosa di veramente tuo da condividere in una relazione. E adesso che proprio io sto vivendo questa realtà, diventa anche molto più divertente, molto più potente trasmetterla agli altri: spesso chi è in relazione viene a fare questo tipo di gruppi quando qualcosa non funziona e diventa iperfocalizzato sul dramma della relazione dimenticandosi di se stesso, per cui nell’essere single ho molta più forza nel trasmettere: “Sì, ma ricordati di te stesso. Non ti perdere lì”. E quindi questo rende il lavoro più completo. Tenendo presente che moltissimi dei partecipanti vengono a fare questi workshop quando le loro relazioni sono finite – quando ormai sono andate in pezzi – e molti altri vengono per rispondere alla domanda: “Perché non riesco a trovare una relazione?”, l’esperienza di essere an­ch’io single mi permette di entrare in empatia con questo tipo di persone.

Marga: Mi viene in mente un’altra cosa che si rifà un po’ alla mia esperienza personale. Ho avuto molte relazioni con pochissimi intervalli tra una e l’altra. L’unica volta che, dopo una separazione, c’è stato un intervallo di circa un anno e mezzo sono entrata in contatto ­– attraverso un estremo dolore perché è stata una separazione molto dolorosa – con chi ero veramente: ho scoperto la forza, la gloria di essere nella mia energia, di non avere bisogno dell’altro... da lì in poi essere in relazione è diventata un’altra cosa: prima nel puzzle della mia vita la relazione costituiva circa i nove decimi, quindi un mucchio di energia, un mucchio di dramma, un mucchio di paura e di aspettative... dopo è stato quasi il contrario: tutto il resto, di fatto, è diventato molto più importante. Mi viene da dire che la relazione è così importante solo se non siamo in contatto con noi stessi...

Tabish: No, non sono d’accordo. Per me essere in contatto con me stesso vuol dire riconoscere quanto è importante la relazione, accogliere il fatto che ho bisogno della relazione, però questa relazione non è un bisogno codipendente che mi serve per avere un senso del sé. Lo scoprire la mia forza in tutti gli altri aspetti della vita, per cui sentire il nutrimento che c’è nelle amicizie, nella meditazione, nei miei hobby, nel mio lavoro e vedere quanto tutti gli aspetti della mia vita mi nutrono aldilà della relazione, mi consente di essere in relazione in modo più ricco e di poter accogliere anche il mio bisogno di essere in relazione, il mio bisogno d’amore senza diventarne ossessionato. Per me essere in relazione è un bisogno ed è una cosa importante, ma è solo uno degli aspetti, a pari merito, con i tanti altri aspetti della mia vita. È importante essere in relazione, è importante avere degli amici, è importante sviluppare la mia creatività, è importante avere del tempo libero in cui mi diverto, è importante prendermi cura del mio corpo. Sono tutte cose importanti a pari merito. È come se una cosa arricchisse l’altra invece di escluderla.

Marga: Pensi che sia una condizione generale o la tua condizione particolare, personale?

Tabish: Sicuramente vale per me, ma secondo me  vale per la stragrande maggioranza delle persone, anche se onestamente non pretendo che valga per tutti...
Ma tutti noi ci innamoriamo, abbiamo attrazione verso la sessualità, abbiamo la creatività, degli interessi che vanno aldilà del mettere insieme il pranzo e la cena, penso che siano abbastanza generali.

Marga: Questa è una questione aperta per me, perché ritrovandomi single in un modo completamente nuovo, mi sembra che la mia vita sia così piena... adesso mi chiedo: “C’è lo spazio per un uomo?” e dico “No, assolutamente no”, ma poi aggiungo “Però se mi innamorassi probabilmente lo troverei!”.

Tabish: È esattamente quello che intendo dire. Avere una vita talmente ricca che non sento di valere di meno perché non sono in una relazione, o che mi manca qualcosa. La mia vita ha senso e ha valore perché la sto vivendo. Poi le relazioni sono una cosa che la arricchisce, ma il fatto di non essere in una relazione, non toglie valore né a me né alla mia vita. E questa è una cosa di cui sono particolarmente contento.

Marga: Molto interessante sentir dire questo da un uomo perché di solito è chiaro per le donne, proprio come con­dizionamento del femminile (so­prat­tutto in passato ma ancora molto adesso) che il nostro valore, è definito dal fatto se siamo in relazione o no.
È quasi scritto sui libri che una donna non vale niente se non ha un uomo.
Ma sentire un uomo anche solo accennare al fatto che il proprio valore è definito dall’essere in relazione o meno mi è nuova come cosa: non ho mai sentito nessun uomo esprimerlo con questa chiarezza.

Tabish: Il condizionamento maschile fa sì che questo definirsi attraverso la relazione, sia una componente con cui l’uomo non è in contatto. Anche il più antidipendente degli uomini, in realtà si definisce attraverso la relazione. Come? C’è l’uomo che non ha bisogno della relazione perché è talmente nel maschile, ma disfunzionale per cui: “Io sono per la libertà, per la meditazione... non ho tempo per occuparmi di sentimenti come la relazione” però in realtà sta scappando. E se io scappo da qualcosa vuol dire che questo elemento è talmente dentro di me che sta determinando chi sono. Lo stesso vale per l’uomo playboy; per carità, è bellissimo godere di una sessualità molto libera però l’uomo che dice: “Io mi voglio godere il sesso, ma l’amore diventa una palla” è anche lui condizionato da un’idea di relazione: l’uomo che si dice interessato solo a degli incontri ma non a un rapporto più profondo ancora una volta definisce se stesso attraverso le relazioni! C’è talmente tanta energia impiegata in quel settore che si può anche negarne l’importanza, ma guardandosi dentro con onestà quella è la realtà, che io l’accetti o che io la neghi. Vedo come i single convinti, quelli che dicono: “Io starò sempre da solo perché è la condizione migliore” o il classico playboy in realtà son sempre lì a guardare le donne, ad analizzare, a vedere cosa fanno, a vedere come ap­procciarle, come scaricarle, come averne di più. Le relazioni ci definiscono e trovo che ci renda molto liberi ammetterlo, perché nel momento in cui lo ammettiamo possiamo anche andare in pro­fondità dentro di noi e vedere di cosa si tratta.
 
Marga: Questo indipendentemente dal fatto se si sta in coppia oppure no... perché a volte è anche un po’ accidentale incontrare le persone giuste. Molte volte l’amore è un dono, qualcosa che ti arriva per lo più inaspettato: io mi son sempre innamorata non nel momento in cui cercavo l’amore, ma nel momento in cui ero assolutamente rilassata.

Tabish: Proprio così, assolutamente.




Per informazioni sul lavoro di Tabish:
www.tabishlearninglove.it


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Relazione e senso di identità