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newsletter n. 007
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Intanto... buona lettura - Akarmo








Relazione
e senso di identità...


La vita da single
può aiutare
a conoscersi meglio?

Da un'intervista a Tabish


Domanda: Tu conduci workshop sulle relazioni, com’è lavorare con le persone in relazione, quando si è single?

Tabish: Innanzitutto devo dire che quando mi sono ritrovato a essere single è stata per me un’esperienza nuova: ero sempre stato in relazione, dai diciassette anni, dall’adolescenza, fino a praticamente due anni fa, non avevo mai conosciuto cosa volesse dire essere single. C’era talmente tanto focus sulle relazioni che per me single era una parola senza significato, per cui inizialmente è stato molto duro: non riguardo al sentirmi solo, ma in termini di mettere in discussione: “chi sono io se non sono in relazione?”. È stato come perdere un senso d’identità ed è stata una grande sfida. Mi ha permesso di liberarmi di tutte le idee che mi influenzavano rispetto a chi sono io, di scoprire meglio me stesso, felice di dire: “Ah, caspita, io ho queste qualità, ho queste caratteristiche di cui non mi ero mai accorto”. Per me è stato ed è tuttora un momento di grandissima crescita personale: scoprire chi sono, onorare chi sono; non mi sarebbe stato possibile in relazione, per cui ho una grande gratitudine: è stato un periodo veramente molto ricco in questo senso.

Premesso ciò, rispondo alla tua do­manda “com’è lavorare sulle relazioni da single”. È ancora più autentico. Finché mi sentivo di avere valore perché ero in una relazione da qualche parte mancava qualcosa nel trasmettere il mio lavoro; condividere invece il mio lavoro da single lo rende mol­to più efficace...

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Scambio di persona?



No! “Ho i miei sistemi!”
risponde Osho
a chi gli fa notare
che ha risposto
non alla discepola
che gli aveva posto la domanda,
ma a una sua omonima...

Un brano di Osho inedito



Osho,
più medito, più mi sento vuota dentro. Avevo l’idea che meditando ci si trasforma lentamente in esseri più amorevoli e pieni di risate, ma io mi sento sempre più vuota e sfuggo il contatto con gli altri. Adesso preferisco stare da sola, ma non mi sento felice; questo vuoto dentro di me mi fa sentire una profonda tristezza. Che cosa mi succede?

Dolma, so che cosa ti manca: la fiducia. E non sei riuscita a liberarti del senso di colpa che porti dentro di te. Mi è stato chiesto se fosse il caso di permetterti di rientrare a far parte di questa Comune, dal momento che hai fatto parte del gruppo di persone che ha distrutto la Comune in America, ma non me la sono sentita di impedirti di tornare.
Per te sarebbe estremamente utile rivelare in che modo hai partecipato a quegli avvenimenti distruttivi – perché eri parte integrante della banda – e invece nascondi tutto. È questo che ti fa sentire vuota, perché altrimenti qui nessun altro si sente vuoto. Chi va dentro di sé non trova il vuoto ma il nulla, che è completamente diverso dal vuoto.
Il vuoto è triste. Il nulla è solo un altro modo per definire la pienezza... qualcosa che ti inonda. Non senti sorgere amore perché il tuo senso di colpa è pesante. Sei ancora in tempo: se confessi tutto ciò che hai fatto, ti sentirai sollevata.
Qualche giorno fa Patipada mi ha scritto chiedendo di tornare a far parte della Comune. Tempo fa le avevo chiesto delle scuse, perché si trovava anche lei nella tua stessa situazione, anche se non era stata coinvolta nella distruttività allo stesso livello. Aveva risposto: “Non sento di aver fatto nulla di male e non sento di dovermi scusare” e io gli avevo detto: “È una scelta tua, ma non puoi far parte della Comune, è meglio che te ne vai”.
Ora, dopo due mesi è tornata e ha scritto una lettera, affermando tra le la­cri­me: “Mi dispiace tanto. So di aver sba­gliato e di aver preso parte a tanti mi­sfatti che hanno favorito il governo ame­ricano nel distruggere la Comune. Sbagliavo a dire che non ho nulla di cui scu­sarmi. Mi dispiace e chiedo perdono”.
Ho risposto: “Se ciò che dici viene dal profondo del cuore, se non è soltanto una strategia politica, diplomatica, troverai di nuovo la tua casa tra la mia gente. Ti darò un’altra possibilità”.
Speravo che Dolma avrebbe...


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