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Una
vita con Osho
Continua
il racconto di Pragya:
dopo l’incontro,
ancora adolescente,
con Osho negli anni ’60,
un’intera vita
vicina al suo maestro...
Domanda:
Quasi 10 anni dopo
il primo incontro con Osho,
dopo averlo seguito nei
campi di meditazione e aver
aspettato che intorno a lui
sorgesse una Comune,
finalmente eri riuscita a
venire a Pune e a vivere
vicino al tuo maestro…
Pragya:
Sì, nel ‘75. Mia madre era
andata a trovare Osho e gli
aveva detto che volevo davvero
venire a vivere nella sua
Comune. Lui ha risposto che
stavano preparando degli spazi
per chi voleva risiedere qui e
di prenotarne uno per me. Ho
cominciato a vivere in Krishna
House, uno degli edifici di
quello che allora si chiamava
Ashram.
Domanda:
Cosa
significa per te questo stile
di vita che ancora stai
conducendo?
Pragya:
Per me è tutto. Passo qui al
Resort tutto il tempo. Per me è
come respirare. Tutto ciò che
voglio nella mia vita è questo
posto. Voglio vivere una vita
spirituale, non ho più molta
voglia di quello che succede
fuori, nel mondo. È da quando
ero giovane che voglio un posto
di questo tipo. Ho sempre
desiderato di incontrare un
maestro...
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Perché non tutti
gli illuminati
possono diventare
maestri?
L’espressione
della tua
individualità...
Un brano di Osho inedito
Osho,
ci
hai detto che ci sono stati
molti illuminati che non
sono mai diventati maestri.
A me sembra quasi più facile
comprendere questo piuttosto
che la ragione per cui
alcuni diventano un maestro
o il modo in cui lo fanno.
Mi stupisce vedere come ti
trattano: i governi ti sono
ostili e non ti permettono
l’ingresso nel loro paese o
ti mettono in prigione. La
grande maggioranza delle
persone non si preoccupa
neppure di scoprire chi sei
o di che cosa parli.
E i pochi che ti amano e ti
ascoltano si crogiolano
ancora nel loro sonno.
Hai scelto tu di essere un
maestro per cercare di
risvegliarci o è stata una
decisione dell’esistenza?
Chi decide se un illuminato
diventa un maestro?
L’illuminato
è andato oltre il prendere
decisioni, quindi il primo punto
da comprendere è che lui non
decide nulla. La decisione è
parte dell’io. In essenza è una
lotta tra fare una cosa o
un’altra. L’io pensa di essere
più saggio dell’esistenza, ma
quando scompare, svanisce
anche il prendere decisioni.
L’illuminato vive senza
decisioni, senza obiettivi,
senza desideri. È arrivato al
punto in cui qualsiasi decisione
sarebbe come opporsi
all’esistenza. Il percorso della
persona in sintonia con
l’esistenza può essere soltanto
un lasciarsi andare privo di
decisioni. Quindi, non è una
questione di decisioni.
Migliaia di persone si sono
illuminate, ma soltanto
pochissime sono diventate
maestri. È naturale che la mente
si chieda chi è che decide che
alcuni diventino maestri, mentre
gli altri “scompaiono”
nell’universo. Non decide
nessuno. Tutto funziona in modo
completamente diverso da un
processo decisionale. Sono
esistiti i maestri e gli
illuminati, e ci sono state
anche varie dimensioni
dell’illuminazione: ci sono
stati poeti, pittori, scultori,
cantanti, danzatori. La
differenza dipende dall’unicità
delle loro diverse
individualità.
Si arriva all’illuminazione
senza un io, senza una
personalità, ma non senza
un’individualità. In realtà,
quando la personalità e l’io non
ci sono più, rimane soltanto
l’individualità, pura, unica.
Questa unicità permane e
chiunque arrivi
all’illuminazione porta con sé
la propria individualità unica.
Se ha sviluppato la capacità di
essere un pittore, porterà quel
contributo alla propria
illuminazione. Dopo
l’illuminazione, continuerà a
dipingere, anche se,
naturalmente, i suoi dipinti
saranno diversi prima e dopo
l’illuminazione. Prima e dopo
l’illuminazione, i suoi quadri
saranno completamente diversi.
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